La zona «A» si estende per 19.000 ettari, quasi tutti di proprietà pubblica. È la zona dei grandi spazi incontaminati,
priva di insediamenti umani. In quest’area, l’obiettivo del
Parco è consentire alla natura di svolgere il proprio corso,
limitando al minimo l’intervento dell’uomo.
La zona «B», di circa 26.000 ettari, presenta piccoli appezzamenti agricoli privati ed è contrassegnata da antiche case contadine, frugali ricoveri per animali, palmenti, austere case padronali: tutti segni di un’antica presenza umana che continua ancora oggi. In quest’area, l’obiettivo del Parco è incoraggiare gli agricoltori, anche con sostegni finanziari, a continuare a svolgere le loro attività tradizionali e impedire che questo straordinario patrimonio culturale vada disperso sotto una colata di cemento e di seconde case.
Oltre alle zone A e B, c’è un’area di «pre-parco»: 14.000 ettari, per consentire anche eventuali insediamenti turistici,
sempre nel rispetto della salvaguardia del paesaggio e della
natura. I centri abitati vicini non fanno parte del perimetro
del Parco, ma una parte del loro territorio rientra all’interno
dell’area protetta. Questo accade per i seguenti comuni di Adrano, Belpasso, Biancavilla, Bronte, Castiglione di Sicilia, Giarre, Linguaglossa, Maletto, Mascali, Milo, Nicolosi, Pedara, Piedimonte Etneo, Randazzo, Ragalna, S. Alfio, S. Maria di Licodia, Trecastagni, Viagrande e Zafferana Etnea.
Gli Itinerari
Una decina di itinerari e sentieri si offrono al turista appassionato di montagna. Innanzitutto Monte Nero degli Zappini, Monte Zoccolaro (partendo dal piazzale di Monte Pomiciaro), Monte Conca, raggiungibile dal Piano Provenzana (Linguaglossa), Monte Spagnolo dalla secolare faggeta, i Monti Rossi, le oltre 150 grotte, fra cui la Grotta del gelo, quella dei Lamponi e quella dei Tre Livelli, la Valle del Bove, solo per citare alcuni possibili tracciati. Ricordiamo ancora Monte Pizzillo, la Montagnola, Monte La Nave. L’escursione ai crateri sommitali, disciplinata anche questa dal regolamento di fruizione del Parco e dalle ordinanze della Protezione Civile, viene offerta a bordo di pullman 4X4. Punti di partenza sono il Rifugio Sapienza a sud est (versante Nicolosi) e Piano Provenzana (versante nord est, a Linguaglossa). Più in giù, a Sant’Alfio, merita una visita il millenario Castagno dei cento Cavalli. E’ bene però seguire alcune direttive prima di avventurarsi sulle pendici del vulcano: mai da soli, sempre con scarponcini e siero antivipere.
Fauna
Circa un secolo e mezzo fa, il Galvagni, descrivendo la fauna
dell’Etna, raccontava della presenza di animali ormai scomparsi e divenuti per noi mitici: lupi, cinghiali, daini e caprioli.
Ma l’apertura di nuove strade rotabili, il disboscamento e
l’esercizio della caccia hanno portato all’estinzione di questi
grandi mammiferi e continuano. Nonostante ciò sul vulcano
vivono ancora l’istrice, la volpe, il gatto selvatico, la martora,
il coniglio, la lepre e, fra gli animali più piccoli, la donnola, il
riccio, il ghiro, il quercino e varie specie di topi e pipistrelli.
Moltissimi sono gli uccelli, in particolare i rapaci, testimoni
dell’esistenza di ampi spazi incontaminati. Tra i rapaci diurni
troviamo lo sparviero, la poiana, il gheppio, il falco pellegrino
e l’aquila reale; tra quelli notturni il barbagianni, l’assiolo,
l’allocco, il gufo comune, l’airone e l’anatra. Altri uccelli acquatici si possono osservare nel lago Gurrida, unica distesa d’acqua dell’area montana etnea. Nelle zone boscose è possibile intravedere la ghiandaia, il colombo selvatico e la coturnice, che si mischiano a una miriade di uccelli canori quali le silvie, le cince, il cuculo e tanti altri.
Flora
La diversa compattezza delle rocce, il continuo succedersi
di colate che si sovrappongono nel corso del tempo e i
frequenti apporti di lapilli e sabbie vulcaniche, hanno condizionato (e condizionano tuttora) lo sviluppo della vegetazione.
Alle quote più basse, un tempo ricoperte interamente da
foreste di lecci, querce e castagni, oggi incontriamo anche
vigneti, oliveti, frutteti, noccioleti e pistacchieti. Fino alla
quota di circa 1.000 metri possiamo incontrare la discreta
e rara presenza del celtis tournefortii. Già a queste quote,
il paesaggio è caratterizzato dalla ginestra dell’Etna, eccellente
specie colonizzatrice. Oltre i coltivi, in relazione ai versanti,
incontriamo boschi di roverella e cerro, nonché estese
pinete la cui utilizzazione economica ha permesso la nascita
di prosperose comunità come quella di Linguaglossa.
Intorno ai 2.000 metri di quota ammiriamo il faggio dell’Etna,
che vanta il primato della maggiore altitudine in Europa.
La presenza arborea più nota è la betulla, che sull’Etna
ha sviluppato una specie endemica, differenziandosi dalle
varietà del nord Europa.